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I falsi miti sull'arte

  • erikacei
  • 28 ago 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Ci sono dei miti che circolano da secoli sull'arte e che corrispondono alla realtà tanto quanto l'idea che i pinguini vivano sugli alberi. Tali narrazioni restano vive anche grazie a celebri cattedratici non addetti ai lavori che si dilettano a filosofeggiare su argomenti di cui non hanno esperienza diretta.


Il primo in classifica dei suddetti miti, argomento di questo post, afferma che l'arte nasce dalla follia, (il contrario della Ragione secondo molti). Ne deriva, sempre stando alla leggenda che gli artisti sono dei folli.


Va da sé che chi divulga e chi crede in questo mito non è mai entrato nel vivo del processo creativo, dipingendo quadri, creando sculture, interpretando personaggi cinematografici, componendo e/o suonando melodie, etc...


Se lo avesse fatto, infatti, si sarebbe reso conto che nel corso dell'atto creativo la presenza mentale (uno dei contrari della follia) dell'artista è pari a quella di una ginnasta che esegue degli esercizi alla trave. Ed è ovvio che sia così: non si riesce a dipingere un quadro, cantare una canzone, accompagnandola al pianoforte o eseguire un salto mortale all'indietro sulla trave se la mente è occupata a pensare ai pinguini che vivono sugli alberi o, più banalmente, alla pasta al ragù mangiata a pranzo.


Oltre alla presenza mentale, capacità innata (seppur non semper praticata) del genere umano, gli artisti si avvalgono di un'altra facoltà umana: l'immaginazione.


Gli inventori si avvalgono della stessa facoltà: Bill Gates non ha creato i personal computer assemblando a caso cavi, fili, viti e pezzi di metallo. Ha avuto un'idea (frutto della sua immaginazione) e l'ha trasformata in qualcosa di concreto.


A differenza di Bill Gates e degli altri inventori, gli artisti creano qualcosa il cui fine è in se stesso: lo scopo dell'arte è l'arte.


Se tutto ciò è follia, io sono una giraffa. No, non è follia e io non sono una giraffa.


La follia è ben altro. Basta entrare in un centro di salute mentale per rendersene conto e per rendersi conto che i centri di salute mentale non sono istituti d'arte.


È vero che alcuni celebri artisti hanno avuto dei problemi molto importanti (di droga, di alcool, di psicosi, etc...). È altrettanto vero che una buona fetta dell'umanità soffre delle stesse problematiche, ma non produce arte. Gli artisti invece la producono, nonostante i loro problemi. Sottolineo il nonostante: van Gogh sarebbe stato un grande artista anche se fosse stato perfettamente “sano”. Basta guardare i suoi quadri per rendersene conto.


Cos'è che quindi rende gli artisti così diversi dagli altri? A parte l'attitudine innata per una determinata disciplina artistica, nulla, se non il fatto che seguono una spinta interna (anch'essa a disposizione di tutti gli esseri umani), che la studiosa Clarissa Pinkola Estés chiama the creative fire (il fuoco creativo), definizione perfetta per descrivere quella forza che ti spinge a creare qualcosa per il solo gusto di farlo, partendo da un'idea, un frammento di realtà condivisa, un sogno, una frase pronunciata da qualcuno, un suono, un'esperienza di vita, un'emozione, belli o brutti che siano.


Fine della tragedia greca, per buona pace di chi è affezionato allo stereotipo artista-poeta maledetto e di quei cattedratici che usano male la loro immaginazione.


Avete capito bene. Anche i cattedratici usano l'immaginazione (cos'altro se no?) quando parlano di argomenti che non conoscono e senza alcun fondamento nella realtà oggettiva. E la usano male: non se ne avvalgono per creare qualcosa di concreto, possibilimente bello, ma per produrre delle fantasie e trasformarle in verità assolute agli occhi di chi li ascolta.


Questo è un grosso problema, perché miti quali “l'arte nasce dalla follia” spaventano le persone e le allontanano dal processo di creazione di grandi e piccole opere d'arte, a scapito dell'umanità.


Mi permetto quindi di lanciare il seguente invito: “Stimati cattedratici non addetti ai lavori, smettete di parlare di arte come se si trattasse di uno psicodramma. Anzi, smettetela proprio di parlare di qualcosa che non conoscete, perché il contributo che apportate ha lo stesso effetto delle frasi lanciate sui social network da chi parla di medicina senza essere un medico: allontanate le persone dalla realtà e, quindi, le guidate dritte dritte verso il caos, cioè la follia.

Un'altra cosa, stimati cattedratici, visto che siete anche appassionati di mitologia: ricordatevi che Apollo, il dio greco dell'intelletto, dell'ordine, della legge, era non solo il padre di Asclepio (il patrono della medicina), ma anche il protettore delle Muse.... e suonava la lira.”


Invito infine tutti i lettori, cattedratici e non, a fare un esercizio. Osservate la foto che segue, che ritrae dei dettagli di un quadro di Antonio Ligabue (in mostra al museo Revoltella di Trieste nel 2024). Davvero pensate che l'artista avrebbe potuto dipingere quel quadro in un momento in cui era in preda al delirio? Rispondete liberamente.


Poi fate questo secondo esercizio: provate a scrivere una poesia e, contemporaneamente, canticchiate a mente una canzone che vi piace. Ci riuscite? Rispondete liberamente anche qua.


Viva la vida!




 
 
 

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